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Perchè Lefkada

Il motivo per il quale sono a Lefkada, intendo il motivo principale, quello determinante.. è la mia barca. Nitroglicerina.

Prima di trasferirmi qui a fare lo skipper facevo l’istruttore di vela.

Lavoravo tra Puglia, Calabria e Basilicata.

Un anno venni contattato da un tour operator che organizzava vacanze studio per ragazzini: l’Accademia Britannica.

Avevano bisogno di un istruttore di vela che tenesse a freno una mandria di ragazzini scalpitanti.

All’epoca ero istruttore della Lega Navale di Castellaneta Marina e loro avevano li un vecchio catamarano autocostruito più o meno delle dimensioni di Nitro ma molto più spartano, il buon vecchio Barbagianni.

Così esposi la mia idea alla dirigenza che accettò di noleggiarmi per un paio di settimane Barbagianni.

Lo portai in Calabria, una quarantina di miglia ad Ovest lungo la selvaggia e splendida costa ionica.

Fu un successo.

I ragazzini furono entusiasti, così lo dissero ai genitori, che lo dissero ai dirigenti del tour operator che lo dissero a me..

L’anno dopo il programma era quello di seguire l’Accademia Britannica in diverse location durante la stagione estiva.

La soluzione catamarano era perfetta per loro.

Dividevano i ragazzini in squadre da 7 -8 elementi e mandavano ogni gruppo a fare uno sport diverso. Tipo chi faceva calcio era chiuso fra 4 reti su un campetto, chi faceva tiro con l’arco era chiuso in un poligono, chi faceva vela era di solito sparso su una spiaggia aspettando il suo turno per salire su una barchetta. Con il catamarano il problema era risolto: li caricavo tutti a bordo e li facevo lavorare come bestie.

Tornavano a terra distrutti, docili come agnellini e non si correva il rischio di perderne qualcuno sulla battigia.

Accademia Britannica

 

Nitroglicerina.

Durante il lungo Inverno mi misi alla ricerca della barca che facesse al caso mio.

La fortuna fu come sempre dalla mia parte e quasi subito mi capitò fra le mani l’annuncio giusto.

Sul lago di Como trovai questa barca che dalle foto sembrava messa in modo quantomeno decente, progetto Enrico Contreas ragazzi mica bruscolini.

Un Mattia 7,5c. Con albero rotante a profilo alare.

Nonostante i suoi 30 anni la linea era attualissima, si magari aveva meno volume a prua rispetto alle barche più moderne, ma il fascino era quello del made in Italy. Intramontabile.

Presi accordi con il proprietario ed insieme a mio padre ci sparammo quel migliaio di chilometri che divide le due Italie.

La barca era sotto un capannone, in condizioni pietose.

Lo stato di abbandono era totale. Gli ultimi anni di vita li aveva passati in Corsica ed il nome era stato cambiato con quello di un qualche Santo francese.

Era triste.. chiedeva aiuto quasi senza crederci.. voleva solo andar via da li, voleva ancora provare la sensazione dell’acqua che scorre via veloce sotto gli scafi.

L’accarezzai con tenerezza ed uno strato di polvere mi sporcò la mano. Il colore da grigio divenne bianco pallido..

Guardai il proprietario con cattiveria, gli offrii molto meno di quello che chiedeva e dopo qualche minuto di tira e molla firmammo il contratto, l’agganciammo al gancio traino e tra uno scricchiolio ed uno scossone Nitro rivide la luce del Sole, ed anche se solo dal carrello mi sembrava già di sentirla sospirare.

 

La rinascita.

Fortuna vuole che mio padre abbia un’azienda di meccanica con un grande piazzale antistante ed ogni genere di attrezzo possibile ed inimmaginabile.

Costruimmo in qualche giorno un paio di invasi e vi adagiammo gli scafi sopra.

La prima cosa che pensai di fare furono delle vele nuove. Ma dato che il viaggio aveva seriamente provato il carrello iniziammo da lui..

Mio padre ed un suo operaio lo rimisero in condizioni di viaggiare ancora.

Poi mi dedicai a Nitro.

La scartavetrai completamente, grattai via quella vecchia vernice lattiginosa ed una volta liberata del vecchiume andai dal grande imprenditore nonchè mio grande amico Nicola Carenza.

Nicola è il titolare della Carenza Colori, azienda che a Bari è un’ istituzione nel settore vernici ed a lui chiesi consiglio.

Lui osservò le foto della barca e se la immaginò trent’anni più giovane.

Mi diede un bianco Ice che nel blu del mare ionico splende e riflette come se avesse vita propria.

Non solo… ci accordammo per una sponsorizzazione e quindi antivegetativa più altri prodotti nautici mi piovvero dal cielo.

Nitro iniziava a prender un’altra forma, riverniciai gli oblò blu navy elettrico, aggiunsi gli adesivi degli altri sponsor che furono Tenuta Viglione che ogni anno mi riempie di casse di vini pluripremiati, Accademia Britannica ed ovviamente…. Ranieri Rettifiche, l’azienda di mio padre.

Quando finimmo di attaccare l’ultimo adesivo non potei trattenere le lacrime…

Era stupenda, viva, aggressiva, era un’altra barca..

Mi parlava.. chi pensa che una barca a vela non abbia un’anima farebbe bene a non salirci mai sopra ed anche a non rivolgere la parola a chi scrive.. per me ogni singolo pezzetto di materia che è in grado di trasmetterti emozioni ha un anima, diversamente come potrebbe farlo? Come comunicherebbe con quella parte intima e sensoriale capace di farti provare emozioni?

Nitro mi parlava.. mi ringraziava e mi diceva adesso cazzo andiamo a mare!

Ora.. la prima cosa che avevo pensato di cambiarle erano state le vele, ma prima di farlo volevo provarla con le sue originali.

Così la portai in cantiere, la mettemmo in acqua, la battezzammo con una bottiglia di spumante Tenuta Viglione o meglio la ribattezzammo ed ovviamente la chiamai Nitroglicerina, il suo primo nome.

Sono molto scaramantico su queste cose, quando cambi nome ad una barca c’è una procedura molto complessa e seria da seguire, tranne quando le ridai il suo nome di battesimo. E Nitroglicerina è il nome più azzeccato che le si potesse dare.

Mi ricordo quel momento come se fosse ieri: accesi il motore e pian piano imboccai il canale di uscita dal porto.

Abbassai le derive a ghigliottina, iniziai ad issare la randa, fissai il paranco ed una volta fuori iniziò a cavalcare le onde, scalpitante.

Spensi il motore, lo tirai su.. aprii il fiocco e presi il vento ad una cinquantina di gradi. E poi dissi chiaramente queste tre parole: “non è possibile”. Me lo ricordo molto bene perchè sentii me stesso pronunciarle.

Appena preso il vento Nitro iniziò a volare sull’acqua.

C’erano una quindicina di nodi con mare formato e lei saltava da un onda all’altra con punte di undici….

Le dissi “ok… niente vele nuove per ora eh?”

Lei per tutta risposta accelerò, potente e leggera aggrediva il mare come un cavallo che tenuto per anni in scuderia urlava finalmente la sua libertà a furia di nodi.

Avete mai sentito il canto di una barca a vela? E’ come un sibilo, a volte raggiunge tonalità mai udite, una specie di suono tra un urlo ed un lamento;

quando fa così vuol dire generalmente che le vele sono ben a segno e che si è sulla rotta giusta, quella preferita dalla barca in quel momento. Nitro quel giorno urlava rabbiosa.

Come un pilota che urla nel casco la sua gioia dopo aver tagliato al primo posto il traguardo in una gara. Nitroglicerina… esplosiva ed indomabile.. bravo chi l’ha chiamata così.

Tornammo a riva che era già tramonto, ormeggiai sulle secche e la vidi li, nella luce del crepuscolo con la prua verso il mare.

“non fare scherzi eh? Ti aspetto domani… oggi mi sono solo riscaldata un po’”

Dopo una settimana di divertimento puro in cui imparavamo a conoscerci, mi preparai per affrontare le 40 miglia che ci separavano dalla nostra prima tappa lavorativa. Uno splendido resort in Calabria.

Fu una veleggiata memorabile.

Con me c’era Terry, un tassista londinese che aveva deciso di cambiar vita. Avere un marinaio di lingua madre fu la ciliegina sulla torta per l’Accademia Britannica.

Eravamo noi due ed i miei tre cagnolini: Bibi, Pepi e l’indomito Tarallo: un incrocio tra un volpino ed un bassotto che nella sua vita precedente con tutta probabilità doveva esser stato un incrocio tra un mastino napoletano ed un rottweiler.

Alina non fu dei nostri in questo viaggio, rimase ad occuparsi dei negozi fotografici nei villaggi turistici in Basilicata.

La stagione fu fantastica, ricca di soddisfazioni.

Ancora oggi a distanza di anni mi scrivono ragazzini che dopo quell’esperienza si iscrissero a scuola vela ed ora hanno convinto (costretto) i genitori a comprare una barca a vela.

Furono anni felici fin quando l’accademia britannica durò, poi ci fu una svolta ed iniziò un’altra avventura in Salento….

Diciamola tutta: non è che io sia una persona molto paziente.. insegnare ai ragazzini iniziava a stancarmi, quindi quando l’offerta si abbassò invece di alzarsi decidemmo insieme che era stato bello ma ritenni opportuno cambiare aria.

In Salento vivemmo una stagione folle….

Nitroglicerina è fondamentalmente un catamarano da regata con spazi minuscoli per fare campeggio nautico.

Noi ci vivemmo dentro per tre mesi.

Per noi intendo me ed Alina.

Avevamo un furgone parcheggiato all’ombra in un punto strategico all’interno del marina che ci ospitò dove c’era sempre vento.

Era al coperto e potevamo lasciarne i finestrini aperti.

Lo trasformammo in una mega cuccia per i nostri cagnolini.

Invidiavo i cani ogni mattina quando li trovavo sparapanzati a dormire nell’agio più totale… gli altri avventori del marina iniziarono a chiamare il mio furgone la dog suite.

Era diventato una sorta di attrazione. Ci sono ancora foto in giro che ritraggono i miei cani adagiati su morbidi cuscini che dormono con il pelo leggermente mosso dal fresco maestrale estivo….

Terry quell’anno ci raggiunse nel suo nuovo Land Rover camperizzato…

Verde inglese ovviamente…

aveva aspettato due mesi in più per ritirarlo di quel colore…. Ed una settimana dovette dormire in hotel perché nel frattempo aveva affittato casa sua.. un personaggio che auguro a tutti di conoscere. Se un giorno scriverò da qualche parte del nostro viaggio alle Canarie e di come lo conoscemmo… ne avrei di aneddoti da raccontare.

Capimmo che Nitro non gradiva il Salento quando disalberammo.

Alina si trovò l’albero in mano ed ancora oggi non sappiamo come riuscì a deviarne la traiettoria di caduta di una trentina di centimetri dalla testa della figlia di uno dei più noti penalisti della Capitale…. Se non ci fosse riuscita non sarei qui a scriverne, probabilmente avrei proseguito dritto per l’Albania…

Troppe onde… davvero troppe.

Nitro adora il mare piatto ed il vento teso, condizioni nelle quali sprigiona tutta la sua potenza e diventa davvero imbattibile.

“dobbiamo trovare un posto diverso… qui non va bene..” dissi ad Alina.

Ci venne in mente quella bella baia che vedemmo qualche anno prima, in Grecia.

“come si chiamava? Vliho bay? Li dove c’è quella panchina” disse Ali

“si…. Ma non possiamo mica veleggiare solo in baia…”

“bhe vedi come sono i dintorni…” il mio dolce angelo biondo e le sue grandiose idee…..

Ne venne fuori un viaggio di un mese lungo tutta la costa greca con la scusa di trovare un posto adatto per lavorare con Nitroglicerina..

Cioè noi lo sapevamo già che avremmo scelto Lefkada, solo che per non farci mancare nulla ci girammo tutta la Grecia in senso orario con il nostro furgone.

Ad esser sincero la penisola di Volos prima ed Elafonissos dopo ci fecero tentennare… ma quando arrivammo a Lefkada…… bhè quei “dintorni” si rivelarono perfetti.

La sua costa Est è la perfezione assoluta. Chiusa tra la terraferma, Meganissi, Kalamos e Kastos, con Itaka e Cefalonia a far da barriera alle perturbazioni da Sud Est e con Scorpio e Madouri come due smeraldi verdi nel mezzo ha le sembianze di un grande e splendido lago.

E poi quel mare… dai colori che solo ai Caraibi avevo visto così…

Divenne casa nostra l’anno dopo….

Durante quel viaggio… quello in furgone dico, mentre eravamo seduti sulla nostra panchina a sognare di veder Nitro galleggiare davanti a noi, a quello che sarebbe diventato il suo posto ancorò un mega catamarano polinesiano. Splendido… bianco e rosso.

Rimase li qualche tempo, ed il secondo giorno vidi un gommoncino staccarsi dalla barca per far rotta a terra.

“io quella barca la conosco… l’ho vista da qualche parte..” dissi

“riesci a vedere come si chiama?”

“no è scritto troppo piccolo”

Un signore con un cappello a tesa larga australiana ed una donna bionda erano a bordo.

Presero terra proprio vicino alla panchina.

Il signore, piuttosto anziano, lanciò a terra due bastoncini da trekking ed incazzatissimo disse in inglese “spero che ci sia del buon cibo qui per avermi costretto a fare tutto questo!”

Io mi alzai dalla panchina e mi avvicinai con l’intenzione di aiutarlo , così dissi “di certo troverà del buon cibo qui” raccolsi uno dei due bastoni e glielo passai.

Lui bofonchiò un qualcosa che voleva essere un “thanks” pronunciato tipo “t-k-s” e si avvicinò alla panchina, poi fece quello che tutti fanno quando vedono per la prima volta la bellissima e biondissima Alina… le sorrise… e poi si sedette.

La sua compagna diede volta alla cima di ormeggio del dinghy su una galloccia dei pescatori e sorridendo a sua volta si avvicinò giocando con Pepi, il più socievole dei nostri cani.

“siete in viaggio in van?” chiese in un inglese dall’accento indefinibile.

“si” rispose Alina “abbiamo girato tutta la Grecia”

“wow! E quanto ci avete messo?”

“un mesetto”

“fantastico, dovremmo comprarne anche noi uno uguale James, guarda che bello” disse rivolta al signore anziano indicando Gypsy con un dito.

“eh! Di certo sarà più comodo di quella!” rispose lui accennando alla sua splendida barca con un movimento del capo.

Poi mi si accese una lampadina…. James….barca polinesiana…..

“mi scusi ma… il vostro catamarano… è un Wharram design?”

“si lo è!” mi rispose sorridente la signora bionda “ è lui è il designer!”

Cristo Santo… ero davanti a James Wharram ed Hanneke Boone…. Due leggende della vela mondiale.

Avete presente l’acqua alle ginocchia si? Quella sensazione di perdita di equilibrio, aumento dei battiti, sudori freddi, bocca impastata e colorito pallido? Eh… Dalla faccia che fece Alina dovevo avere più o meno quell’aspetto li…

Ora non so se riusciate a comprendere cosa vuol dire per un velista patito di catamarani esser invitati a bordo di Spirit of Gaia, l’ammiraglia della Wharram Design, 20 metri di catamarano in legno e resina epossidica autocostruito dal suo stesso progettista, quel James Wharram che è stato il primo uomo ad attraversare l’Atlantico in Catamarano. Su un pezzo di legno sempre costruito da lui ma di soli 7 metri.

E non contento a Trinidad ne costruì un altro, aiutato per qualche settimana da un certo Bernard Moteisser, e con questo secondo catamarano in Europa ci è tornato, dimostrando al Mondo che i catamarani di bolina ci vanno eccome…

Da questa avventura ne venne fuori un gran bel libro che consiglio a tutti, è intitolato “due ragazze due catamarani” si perché erano in tre a bordo: James, Ruth e Iutta, che a Trinidad mise al mondo un bel bambino concepito nel viaggio di andata..

Per non farsi mancare niente in Spagna imbarcarono anche un bellissimo cagnolino di nome Pepe.

Diventammo grandi amici.. ed a Lefkada ci tornammo insieme… imbarcandoci da Bari dove loro giunsero in aereo.

Aspettammo più di tre settimane una buona perturbazione da Nord per fare la traversata con Nitro, ma niente, sud perenne….

Quindi caricammo Nitro sul suo carrello ed arrivammo a Lefkada all’alba…

Presi accordi con lo yacht club… si proprio quello della mia prima volta a Lefkada….

E la varammo nella splendida cornice di Vliho bay… meno male che avevo gli occhiali da Sole…

Nitroglicerina&Gaia in Vliho Bay

Quella primavera dormimmo su Spirit of Gaia, con Nitro ormeggiata a fianco e James che mi prendeva per il culo a giorni alterni dicendo ad Hanneke “ehy tesoro, guarda che bel dinghy che ci siamo presi, dev’essere bello veloce, scattante come una macchina sportiva italiana”

Imparai più sulla vela in quelle settimane che in una vita, e trasferii quel sapere su Nitro.

Passavo ore nella chart room leggendo i diari di bordo del loro giro del Mondo e studiavo i nodi e le impiombature che abbondavano in ogni angolo.

Fu una stagione splendida, vissuta campeggiando nello yard, con Nitroglicerina ormeggiata li.. vicino alla famosa Spirit of Gaia..

Vliho Lefkada

Ci separammo per un pò solo a fine stagione quando James ci invitò per “qualche giorno a vela qua e la” tra Itaca e Cefalonia sul suo splendido catamarano.

Lo senti quando hai trovato il posto giusto, lo senti dalle vibrazioni della tua anima.

Ora non so se vibrava più la mia o quella di Nitro, ma di certo lei da qui non vuole più andar via.

Come lo so direte voi….

Semplice… me lo ha detto.

   

   

   

11 pensieri riguardo “Perchè Lefkada

  • È un piacere leggerti, quanti ricordi….

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  • Questo racconto mi ha commosso… perché sentire parlare l’anima della propria barca, macchina o moto che sia, è una cosa che in pochi sanno fare, ma se ci riesci…beh… SPETTACOLO ????❤️?

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  • Claudio Selmi

    Apprezzo molto il tuo racconto anche perché io sono arrivato alle Tue stesse conclusioni nautiche. La Baia di Vihlo è il luogo più bello del Mediterraneo e forse del Mondo. Avremo modo di approfondire i temi da Te illustrati durante la prossima immunente estate. Per me la stagione Nautica Inizia il primo di Marzo Ed a fine marzo sento già che l’Estate sta finendo?. Bravo Fabio, aspettiamo il Tuo libro autobiografico su Lefkada.??

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    • Grazie Claudio, il libro è in cantiere.

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      • Claudio Selmi

        Me ne consegnerai una copia su Wallaby dove sventola Union Jack flag. Tanto per rimanere in ambiente Britannico.

        Rispondi
  • Luca Patsimas

    Un breve commento citando Nikos Kazantzakis (da Zorba il greco):”…Mi sembrò di stare lì da sempre senza essere mai nato.”
    Bellissime le tue vicende Fabio, io e Letizia (mia moglie) abbiamo preso casa a Lefkada, verso la prima metà di maggio saremo finalmente lì, sarebbe un piacere incontrarti e scambiarci qualche aneddoto sulle reciproche peripezie in Grecia.
    L’idea di una tua pubblicazione è molto interessante, se ti può far piacere ho buone competenze editoriali.
    A presto
    Luca Patsimas

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    • Buongiorno Luca, ti ringrazio tanto, sarà un piacere incontrarci. A presto.
      Fabio

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  • Luca Patsimas

    Τα λέμε στη Λευκάδα!

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